1 aprile 2011
Homer sum : Darwin e la solidarietà per i più deboli
Tra i popoli primitivi erano essenziali, per la sopravvivenza del gruppo, le virtù che dispiegano effetti sociali. Infatti solo quei popoli che, attraverso la selezione naturale, svilupparono speciali inclinazioni all’aiuto reciproco, superarono le difficoltà dell’ambiente. I filosofi sociali delle classi di proprietari e di industriali della fine del 1800, propugnatori di una legge della giungla a spiegazione del progresso, trovarono un sostegno nella teoria darwiniana secondo la quale riescono a sopravvivere gli animali da preda e non quelli socievoli. Darwin, pur ammettendo che l’abitudine umana di proteggere i deboli e gli inetti tende a propagarne le caratteristiche negative a danno della specie del suo complesso, l’uomo non può soffocare la sua compassione per essi e, se noi dovessimo intenzionalmente trascurare i deboli, ciò produrrebbe soltanto un vantaggio effimero con un immenso male presente.

In realtà, a parte le sue abilità, l’uomo è riuscito a sopravvivere all’intero di una natura spesso ostile, proprio per questa sua tendenza cooperativa, tendenza che spesso era tutt’altro che pacifica, dal momento che consisteva nell’unirsi per cacciare una preda, per razziare un accampamento. Non sempre cioè tendenze cooperative ed aggressività sono separate. Spesso la tendenza cooperativa è soltanto tra membri di un gruppo (tra i quali c’è, se non la pace, almeno una tregua) e serve per cementare il gruppo e per esercitare violenza su altri soggetti.
L’etica invece è proprio la tendenza a superare l’ambito chiuso di un gruppo ed a stabilire relazioni e comunanze con gruppi esterni al proprio.
Quanto alla tendenza a proteggere i deboli, è perché questi svolgevano comunque un ruolo essenziale all’interno della società : i vecchi potevano fornire informazioni e schemi di comportamento utili ai più giovani. Invece i bambini erano coloro che assicuravano la sopravvivenza del gruppo stesso nel lungo periodo. Inoltre la difesa dei deboli garantiva i più forti del fatto che sarebbero stati tutelati quando sarebbero diventati deboli anch’essi.
In una società dell’assistenza come la nostra, persone che fisicamente sono del tutto dipendenti dagli altri, quali Stephen Hawking, dal punto di vista culturale danno un contributo che viene comunemente ritenuto di grande utilità. Una società basata sull’abbandono dei deboli avrebbe perduto una risorsa fondamentale per il suo progresso.
31 marzo 2011
Homer sum : Darwin e il senso morale dell'uomo
Darwin passa a trattare del senso morale dell’uomo, il quale, pur non mancando negli animali, serve a distinguerlo da essi. Il senso morale scaturisce dagli istinti sociali che sono comuni a molti animali e costituiscono probabilmente lo sviluppo dei vincoli affettivi che legano genitori e figli e sono necessari alla sopravvivenza di quegli animali che raggiungono molto tardi una condizione di autosufficienza. Gli istinti sociali possono essere visti all’opera in certe specie animali quando vengono appostate sentinelle per segnalare il pericolo alla comunità e gli individui agiscono di concerto per difenderla o per attaccare i nemici e la preda.
Secondo Darwin, qualsiasi animale dotato di istinti sociali non potrebbe fare a meno di sviluppare un senso morale, appena raggiungesse il livello intellettuale dell’uomo. Questo senso morale avrebbe assunto la forma dettata dai problemi di adattamento proposti dall’ambiente senza riflettere necessariamente il senso morale umano. Se gli uomini fossero allevati nelle identiche condizioni delle api di alveare, certamente le nostre femmine non sposate (come le api operaie) riterrebbero loro dovere sociale uccidere le proprie figlie. E nessuno si sentirebbe tenuto ad intervenire.

In realtà il senso morale è la proiezione di quei rapporti esistenti all’interno del nucleo familiare su di un’area sociale più estesa (ad es. la tribù, il villaggio, la città, la nazione, il mondo).
Per Darwin l’etica è un complesso di regole che consente ad una comunità di specie di adattarsi all’ambiente circostante. Tale interpretazione è rispettosa dell’etimologia della parola “etica, morale” che significa “uso, consuetudine”. Ma l’evoluzione dell’etica è quella di estendere progressivamente il proprio ambito di riferimento e dunque spesso consiste nel superamento delle abitudini consolidate, della sfida fatta da soggetti consapevoli agli istinti quando questi tendono a vincolarne i comportamenti, a mortificare l’immaginazione e la capacità dei soggetti di progettare il futuro.
30 marzo 2011
Homer sum : Darwin e la religione
Darwin dice che, se la religione include la credenza in poteri incorporei, allora gli animali hanno in comune con l’uomo questo attributo. Egli adduce esempi di animali sconvolti dal verificarsi di un certo evento quando era assente la causa ad essi familiare (ad es. il movimento di un parasole a causa della brezza) ed attribuisce la loro agitazione alla credenza che causa dell’evento sia un qualche agente vivente strano ed invisibile. La convinzione che gli oggetti naturali siano animati da agenti viventi ed invisibili fu detenuta da Darwin diffusa in tutte le razze meno civili. Egli era convinto che lo sviluppo naturale di questa credenza culminasse nella creazione di uno o più Dei con attributi che riflettevano le concezioni, i valori e le attitudini di quelle società. I complessi elementi della devozione religiosa, quali la pietà, la sottomissione ad un potere saltato, il senso di dipendenza, il timore e la venerazione, la gratitudine e la speranza nascono nell’esperienza umana dall’ambiente naturale e sociale. Nuovamente Darwin pone l’accento sulla relazione che lega l’uomo agli animali, scoprendo che gli stessi elementi della devozione si riscontrano ad es. nella relazione tra cane e padrone.

In realtà, poiché molti fenomeni naturali sembrano non avere un soggetto visibile che li compia, risvegliano nell’uomo (e forse nell’animale) la credenza che tale soggetto che causa questi fenomeni sia invisibile o non sia collocato sulla Terra. Si pensi ad es. alla pioggia ed a tutte le precipitazioni atmosferiche, oppure alle maree, alle inondazioni dei fiumi, al mutare delle stagioni, alla nascita ed alla crescita delle piante, al sorgere e al tramontare degli astri. Quindi non si tratta di fenomeni particolari o eccentrici, ma della grande maggioranza dei fenomeni naturali che accadono davanti agli occhi tutti i giorni. La religione è, almeno in una delle sue manifestazioni, il primo tentativo di spiegare questi fenomeni e di controllarne gli effetti.
Quanto alla similarità tra gli Dei ed altri esseri umani, è probabile che essa sia dovuta al fatto che, non potendo controllare alcune forze naturali con le loro capacità, gli esseri umani primitivi pensassero di poterle utilizzare a loro vantaggio, immaginando che i soggetti che le detengono siano simili ad altri esseri umani e quindi passibili di preghiera, adulazione, richiesta di scambio
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